Cervicobrachialgia, sintomi e terapia

Le patologie correlate alla colonna negli ultimi decenni stanno colpendo sempre un maggior numero di persone, e secondo i dati statistici nel futuro saranno le patologie più frequenti della popolazione mondiale.
Cosa significa cervicobrachialgia?
Quando si parla di cervicobrachialgia si fa riferimento alla condizione in cui sono presenti contemporaneamente dolore cervicale e compressione di una o più radici nervose spinali cervicali (C1-C7) che può trasmettere i sintomi lungo il braccio fino a raggiungere le dita della mano.
La cervicobrachialgia non si manifesta sempre allo stesso modo e questo dipende dal livello a cui avviene la compressione nervosa. La patologia, solitamente colpisce un solo lato, ma talvolta, in rari casi, può coinvolgere entrambi gli arti.
La fisioterapia risulta l’arma più efficace per risolvere e prevenire completamente questo problema; nel corso di questo articolo ti verrà spiegato, anzitutto che cosa può causare la cervicobrachialgia, come poterla curare e infine come è possibile prevenirla.
Le cause della cervicobrachialgia
Questa condizione dolorosa è provocata da un’infiammazione delle radici nervose del plesso cervicale, che di conseguenza producono dolore lungo il territorio innervato dai nervi a cui danno origine. Tale infiammazione molto frequentemente è provocata da un’ernia discale che comprime la radice nervosa.
La cervicobrachialgia può potenzialmente colpire chiunque a qualsiasi età, ma le persone più colpite presentano età compresa tra 40-50 anni che conducono una vita sedentaria e/o che lavorano a lungo davanti al pc.
Le cause sono molteplici, ma riguardano quasi tutte quegli aspetti che predispongono per lo sviluppo di patologie vertebrali degenerative, ernia del disco cervicale e artrosi, di cui la cervicobrachialgia è una diretta conseguenza.
Le possibili cause possono essere le seguenti:
- Ernia del disco cervicale;
- Artrosi cervicale;
- Esiti traumatici a carico delle vertebre cervicali, come nel caso del colpo di frusta e delle fratture vertebrali;
- Sindromi mio-fasciali dei muscoli del collo;
- Malformazioni congenite alla colonna cervicale;
- Malattia reumatiche come l’artrite reumatoide;
- I tumori localizzati al tratto cervicale che generano compressione sulle strutture nervose;
- Esiti post-chirurgici.
Anatomia del tratto cervicale
Il tratto cervicale collega la testa al tratto dorsale della colonna vertebrale ed è costituito di sette vertebre. Questa parte della colonna, insieme a quella lombare ha la maggiore incidenza di patologie, e ciò è dovuto al fatto che si trova tra due superfici molto rigide come la testa e il tratto dorsale (il cui movimento è limitato dalla gabbia toracica) e quindi è soggetta a una eccessiva quantità di movimento.
La grande mobilità del collo è garantita da un’ampia gamma di muscoli che si dividono in superificiali e profondi.
I muscoli superficiali come ad esempio il muscolo trapezio superiore e i muscoli scaleni, sono molto lunghi e hanno il compito di muovere il collo per ampi movimenti; mentre i muscoli profondi come il muscolo multifido, i muscoli flessori profondi, e i muscoli semispinali hanno il compito di tenere stabili le vertebre durante il movimento.
I sintomi della cervicobrachialgia
Prima, risulta fondamentale chiarire un aspetto molto importante: per essere definita cervicobrachialgia DEVONO essere presenti contemporaneamente dolore sia cervicale che lungo il braccio; insisto perché questa patologia spesso viene confusa e definita tale con molta leggerezza poiché, in realtà, la letteratura scientifica ci dice che non è poi così frequente.
I sintomi che generalmente compongono il quadro clinico della cervicobrachialgia sono dolore, rigidità e limitazione articolare e sintomi neuropatici. La cervicalgia, ovvero il dolore cervicale, è il sintomo cardine ed è localizzato a collo, spalle e lungo il dermatomero corrispondente alla radice nervosa compressa. Talvolta, al dolore al collo, può associarsi anche la cefalea, il comune mal di testa.
Oltre al mal di testa possono essere presenti vertigini e nausea a riposo e/o durante i movimenti del capo per guardare in basso e in alto. Centrale è anche la rigidità muscolare e/o articolare, ovvero la riduzione della capacità di movimento di collo e braccio, sia per il dolore, sia per le condizioni delle vertebre e del nervo compromessi.
Tra i muscoli che risultano più rigidi ci sono i fasci superiori del trapezio, i muscoli scaleni, lo sternocleidomastoideo e i muscoli paravertebrali del collo, che attivati in modo anomalo portano alla creazione di schemi di compenso compromettendo la fluidità e l’armonia del movimento oltreché generare dolore.
La localizzazione dei sintomi è caratteristica in base alla radice compromessa.
Come si cura la cervicobrachialgia
Nella maggior parte dei casi la fisioterapia può rimuovere completamente i sintomi, ristabilire la corretta funzionalità articolare e i fisiologici schemi di movimento. Quasi sempre si riesce a curare la cervicobrachialgia con un l’approccio conservativo e non invasivo della fisioterapia. Prima di effettuare qualsiasi tipo di manovra, il fisioterapista eseguirà un’attenta valutazione del caso in modo da poter stabilire il piano terapeutico più adatto per il paziente.
Il percorso fisioterapico può essere scomposto in tre fasi:
- Nella prima fase l’obiettivo è quello di ridurre il dolore. Per poter raggiungere tale scopo nel minor tempo possibile il fisioterapista integrerà le migliori tecniche di terapia manuale con i mezzi fisici ad alta tecnologia.
- Nella seconda fase c’è il recupero della mobilità. Non trattandosi di lesioni particolari, il recupero della mobilità avviene abbastanza velocemente appena terminato il dolore. In un primo momento il paziente effettuerà esercizi di mobilità assistita dal fisioterapista affinché recuperi al meglio il corretto movimento fisiologico.
- Nella terza fase c’è il recupero degli equilibri di forza muscolare e di funzionalità. Molti disfunzioni di movimento della colonna e del collo sono causate da una debolezza dei muscoli stabilizzatori della colonna nei confronti dei muscoli superficiali. Molto spesso gli esercizi sono coadiuvati da autoposture, ad esempio riguardanti la mobilità del tratto dorsale in estensione.
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